Ragno Rosso #8

LOOKIN FOR AVENGE!


San Francisco - In strada


Le sirene della polizia fendevano l'aria con insistenza, le auto si scansavano a destra e a sinistra, urtandosi fra loro. Un uomo anziano, con accanto il nipotino appena uscito dalla scuola, si bloccarono sulle strisce pedonali. L'autobus che precedeva le auto della polizia, in fuga, non pareva intenzionato a fermarsi. Dieci minuti prima, quell'autobus era stato preso d'assalto da sette rapinatori armati di armi a ripetizione. I passeggeri erano ancora a bordo. Nove minuti fa, Ben Reilly si era calato una maschera rossa sul viso e si era tolto il vestito, cominciando a correre sui tetti. Non era stata una storia semplice, per la verità, era in centrale quando la radio aveva segnalato l'assalto all'autobus e sganciarsi dalla Lennon non era sempre uno scherzo. Ora non se ne preoccupava. A separare nonno e nipotino dalla massa dell'autobus c'erano solo cinque metri, quattro...Ben si slanciò verso il bimbo, il primo che riuscì ad afferrare, poi si girò di scatto e spintonò l'anziano verso il marciapiede. Non era un metodo ortodosso, ma non aveva altro modo di allontanare entrambi in così poco tempo, l'autobus stava andando a tavoletta. Il Ragno Rosso, rimasto assieme al bambino lì, si appiattì di scatto a terra, tenendo il bimbo sotto di sé. L'autobus gli passò ad un centimetro dal costume, che si tinse di olio e fango. Non appena il calore si dissolse dalla schiena di Ben, l'eroe rotolò di lato, evitando che le macchine della polizia gli passassero sopra.

- Stai bene? - chiese al bambino, respirando affannosamente. Quello annuì, terrorizzato; probabilmente pensava di essere stato investito. Al momento, però, il Rosso non poteva fermarsi a tranquillizzarlo: quella carovana di proiettili e morte stava continuando la sua corsa lungo le strade di San Francisco.

- Va da tuo nonno... - si limitò a dire al bambino, spiccando un salto e lanciando una tela. Una di quelle artificiali. Indossava sempre i lanciaragnatele, nonostante le tele organiche, perché sceglieva di usare uno dei due a seconda delle esigenze: utilizzava una variante del fluido artificiale di ragnatele, più resistente e meno elastica, mentre invece le ragnatele organiche erano ben più elastiche. Guizzò su una serie di sirene urlanti, poi lasciò la tela e venne catapultato verso il retro dell'autobus, sul vetro vedeva il riflesso delle luci della polizia...A metà del tragitto, fra un lampo rosso e uno blu, capì l'errore che aveva appena commesso.


All'interno dell'autobus, il trambusto era provocato per lo più dai rapinatori.

- Cazzo! Li hai investiti! -

- No...qualcuno li ha spinti via! Li ha spinti via ti dico! -

- Sei un assassino, cazzo! -

- Si, ok? Lo siamo tutti! -

Fra i passeggeri, donne, bambini. Gli uomini venivano tenuti in un angolo, uno dei sette rapinatori puntava la propria arma a ripetizione su di loro, su tutti loro. Indossavano tutti maschere integrali rappresentanti presidenti degli Stati Uniti. Beh, c'era anche un Hulk, ma solo perché i presidenti disponibili erano finiti. Dentro quelle maschere non si respirava e non era piacevole tenerle sul volto, il che aumentava il nervosismo e la tensione. Una bambina stava piangendo. Un ragno, volava verso il retro dell'autobus.

- Ehi! - gridò uno dei rapinatori. L'arma venne alzata contro il retro dell'autobus e una raffica di colpi distrusse il vetro e poi la montatura metallica di esso, facendola cadere a terra.

- L'ho preso! - gridò il criminale, trionfante. Già...ma c'era qualcosa di strano, lo capì anche lui: il Ragno Rosso era sparito subito dopo gli spari, così aveva dedotto che l'aveva colpito, ma...se l'avesse colpito e fosse caduto a terra, dato che l'autobus si allontanava, avrebbe dovuto vederlo steso sull'asfalto, accanto ai vetri della finestra, insanguinato. Invece niente. Era solo sparito, non era caduto, ecco cosa c'era di strano.


Ben in realtà era appeso su un fianco dell'autobus, respirava affannosamente. Lentamente si portò più di lato, cercando un finestrino da sfondare. Non era facile, la fila di passeggeri addossata e i rapinatori occupavano gran parte dell'autobus. Alla fine, optò per il settimo finestrino da destra. Respiro profondo, caricò il pugno e...senso di ragno, di nuovo. Un rapinatore puntò la sua arma dal finestrino e premette il grilletto.


San Francisco - Altrove


L'uomo che scese dalla nave era alto e alquanto muscoloso, il senso di robustezza era amplificato dalla mascella squadrata, con il suo sguardo di ghiaccio cercava il suo compare, un uomo basso e calvo, appena tarchiato. Entrambi indossavano occhiali da sole.

- L'equipaggiamento? - chiese quello alto.

- È a bordo. Scaricheranno le casse a momenti. Ti rendi conto che il viaggio era a nostre spese? - rispose l'altro.

- Succede nel nostro mestiere. Dovremmo abituarci. -

- Preferivo quando ci dedicavamo a furti in proprio, lo sai. -

- Andiamo. Ci aspetta nel magazzino. -

I due si avviarono verso un edificio di piccole dimensioni, all'angolo di una piccola viuzza portuale. La porta cigolò con veemenza quando l'uomo alto la aprì. Il locale era immerso nel buio.

- Questa topaia è il meglio che si possa permettere il tizio che ci ha ingaggiati? - chiese il tizio più basso.

- Non tutti siamo super-mercenari al soldo dei più ricchi. - affermò una voce dalle tenebre.

I due si voltarono in cerca di un interruttore della luce, senza trovarlo.

- Questa pagliacciata sta durando troppo. - affermò il più grande dei due.

- D'accordo. - fece la voce e la luce si accese, rivelando un uomo seduto dietro un tavolo - Chiedo scusa...allora, come trovate la vostra nuova...base operativa? - chiese l'uomo che si era appena rivelato.

- Angusta. - fece il piccoletto - Ma basterà per l'attrezzatura. -

- Ne sono lieto, signor Buckler. - Buckler era evidentemente il nome del tizio calvo e tarchiato. L'altro, il palestrato, osservava da una finestra la sua attrezzatura che veniva scaricata rapidamente dalla nave.

- A breve, dovremo recuperare i bagagli. - commentò.

- Oh, si, assolutamente. - aggiunse Buckler.

Il terzo unì le punte delle dita, poggiando i gomiti sul tavolo - Dunque, signor...uh...devo chiamarla con il suo nome di "battaglia" o... -

- Lei può chiamarmi Perkins. -

- Perkins. Bene. - continuò, da dietro il tavolo, senza alzarsi - Volevo sapere...di cosa si compone il suo armamentario? -

Fu Buckler a prendere la parola, d'altronde era lui che si era procurato la maggior parte dei pezzi, con una fatica notevole e un impegno che si era perpetuato per oltre una anno. - Abbiamo acquistato le formule e i progetti di Daniel Berkhart, alias Jack il Matto. Come saprà, Berkhart si era ispirato ai congegni di Mysterio, il che fornisce una garanzia dell'efficacia dell'attrezzatura. -

- Berkhart ha venduto quel materiale con tanta facilità? - chiese l'uomo che aveva ingaggiato i due.

- C'era una condizione: non dovevamo usurpare la sua identità di Jack il Matto. Abbiamo rispettato l'accordo, abbiamo modificato l'aliante, applicandogli un motore individuale della TriCorp e cambiandone il design, sul modello di quello di Hobgoblin, del quale abbiamo anche imitato il costume e la maschera e addirittura alcune delle armi. Questo è stato possibile, giacché, come forse saprà, gli schemi delle bombe-zucca e degli shuriken a forma di pipistrello del Goblin originale sono finiti su internet, dopo che un appassionato aveva studiato alcuni reperti. Purtroppo, lo S.H.I.E.L.D. ha chiuso il sito dopo meno di 36 ore, ma a noi sono bastate per copiare quello che ci serviva. -

- Eccellente. Ma perché interpretare proprio Hobgoblin? -

- Per compiere alcuni furti e farli attribuire a qualcun altro. -

- Immagino sia il signor Perkins l'uomo d'azione, giusto? -

- Si, signore. - confermò l'uomo alto - Ho una certa esperienza nell'uso di quella attrezzatura. -

- Si, lo immagino. - annuì l'altro - Mi interesserebbe però capire...ha dimostrato dei superpoteri, durante alcuni furti. Superforza, resistenza... -

- Ormoni mutanti della crescita. - fece tempestivamente Buckler - Danno superpoteri temporanei. Ma abbiamo sentito che qui, a San Francisco, circola di meglio. Comunque, abbiamo una scorta di ormoni con noi, è tutto con l'attrezzatura. -

- Eccellente, signor Buckler. Tuttavia... - fece l'uomo, estraendo una pistola da sotto la scrivania e puntandola sui due - ..il vostro contratto è appena stato sciolto. -

- Cosa...? - ma Buckler non ebbe il tempo di finire la frase, e si ritrovò sul pavimento, freddato da un colpo al cuore.

- E lei, signor Perkins... - aggiunse l'uomo, alzandosi da dietro il tavolo - ...ha preso la sua dose di ormoni, oggi? O è un comune mortale come tutti? -

Perkins, per tutta risposta si voltò e corse verso la porta, ma il colpo alla testa fu più veloce.

- Lo immaginavo. - aggiunse l'uomo girando intorno al tavolo e avvicinandosi ai corpi - Ora però...devo lavorare sul serio. -


San Francisco - Abitazione di Ben Reilly


Helen tirò fuori dal forno la teglia di biscotti. Bene! Questa non era bruciata da tutte le parti...ce n'erano almeno tre mangiabili. Con stizza, scaraventò la teglia piena dentro il lavandino, colmo d'acqua. Il metallo rovente emise una fumata e uno sfrigolio che rimase nella testa della donna, mentre tornava verso il salotto. Aveva cambiato pettinatura: da castana, era passata al biondo. Così, assomigliava di più a Gwen, in fondo...era il suo clone. Ben non l'aveva presa benissimo, ma...aveva dovuto ammettere che quei capelli le stavano incredibilmente bene. Avevano un che di frivolo, di allegro...di sbarazzino. Bionda...si...e bellissima.

Il campanello emise il suo caratteristico "Dlin-Dlon". Non poteva essere Benjamin, il suo turno non era ancora finito (Helen non sapeva dell'inseguimento).

- Salve... - fece Helen, socchiudendo gli occhi, per il sole, una volta che ebbe aperto la porta.

- Salve, mi chiamo Ellis. Ken Ellis. Posso entrare? -


San Francisco - In strada


Nella frazione di secondo in cui i proiettili raggiunsero il vetro, Ben si spostò, di poco, tanto da evitare il corso dei vetri e dei proiettili. Piroettò di lato, appendendosi ai finestrini e camminando fin sul tetto. Situazione di stallo, nuovamente e per di più non sapeva bene come prenderli.

- Che facciamo, adesso? - chiese uno dei rapinatori, ma fu uno solo che reagì senza fare confusione. Puntando le mani sugli altri, li investì con getti di materiale colloso, inchiodandoli alle pareti dell'autobus.

- Siete serviti al mio scopo. Buon per voi o vi avrei ucciso. - fece, aggiungendo a voce alta.

- Ascoltami Ragno Rosso! Scendi in uno dei vicoli vicini o ucciderò gli ostaggi ad uno ad uno! -

Dannazione...

Pensò Ben, sgranando gli occhi. Respiro profondo, era il caso di fare qualcosa, e alla svelta.

- D'accordo! - gridò il Ragno - Ma voglio che facciate scendere gli ostaggi non appena sarò saltato via. -

L'uomo nell'autobus sorrise - Voglio parlarti, Rosso. Abbandonerò l'autobus accanto al vicolo dove scenderai e poi parleremo. Ho sistemato gli altri, se vuoi una prova, guarda pure dal finestrino. -

Ben lo fece, e vide che l'uomo, ancora mascherato da Kennedy, non aveva mentito.


San Francisco - Abitazione di Ben Reilly


Ben aveva parlato di Ellis a Helen, l'aveva messa in guardia, l'aveva invitata alla prudenza. Ora Ken Ellis sedeva sul loro divano, aspettando il suo the, mentre si guardava intorno. Quell'uomo, sapeva che Ben era il Ragno Rosso. Aveva fatto delle indagini, come giornalista, e lo aveva scoperto; l'articolo del secolo, ma per una lunga serie di avvenimenti i suoi ricordi erano andati...non cancellati, solo "sopiti", ma le prove erano ancora in suo possesso. L'unico problema era che Benjamin questo non lo sapeva e aveva deciso di sottrargli i vari documenti che svelavano la sua identità. Lo shock del furto aveva fatto affiorare i ricordi, così Ken si era trovato a sapere qualcosa che poteva renderlo famoso, ma senza prove. Da quel momento, aveva cominciato a tampinare Reilly, pur di avere altre prove. Ora...era in casa sua.

- Latte o limone, mr. Ellis? - chiese Helen, dalla cucina.

- Latte grazie. -

- Non riesco ad immaginare cosa lei possa volermi dire. - continuò lei porgendogli la sua tazza - Non la conosco, so che è un giornalista, ma... -

- Non insulti la mia intelligenza, la prego. Benjamin, le avrà senz'altro raccontato. - mormorò e la donna non rispose - Volevo solo vedere dove abitava. Le camere sono di là. -

- Mr. Ellis...si, Ben mi ha raccontato della sua...fissazione... -

- Ms. Spacey, la prego, la prego...lei non sa cosa dire, non sa come dirlo...mi sembra orribile che il suo uomo la costringa a mentire. Non desidera una vita migliore? - il suo tono appariva spregevole alle orecchie della bionda. Un ruffiano, ma che stava colpendo nei punti giusti. Soffrì nelle ultime parole.

- Lei non ha idea di quanto desidero una vita migliore, Con Ben. -

- Oh...ma con la sua professione, lui sarà sempre lontano. - Ellis bevve un lungo sorso del suo the.

- Si sbaglia invece... - no, non si sbagliava, invece.

- Mi mostri il suo costume. Mi mostri dove lo tiene e io la renderò ricca, con i soldi che... -

- Cosa sta dicendo? Non c'è nulla da vedere! - gridò Helen, alzandosi in piedi.

- Non ha mai fatto niente per lei, Helen. Ci rifletta, io, io posso... -

- Fuori da casa mia! - gridò la donna - Fuori! -

Ellis esitò, giusto qualche secondo. - Io uscirò, ma lui resterà...se lo ricordi. - dichiarò, seccamente, poi uscì, in silenzio. Sul suo volto, un ghigno divertito.


San Francisco - In strada


Ben scese al volo, afferrandosi ad un lampione e roteando più volte per scaricare l'energia cinetica. Non appena si lasciò andare, vide l'autobus fermarsi e un uomo correre in un vicolo. Un salto, bastò al Ragno per raggiungere il veicolo abbandonato.

- State tutti bene? - chiese il Rosso, guardando la gente.

- Si...si... - risposero alcuni, ma solo alcuni, dato che gli altri non avevano il coraggio di parlare.

- Toglimi questa tela di dosso! - gridò uno dei rapinatori.

- Non è ragnatela! - fece il Rosso, guardandolo - Non sono stato io, non è ragnatela... - il senso di ragno non pizzicava. Prima cosa strana. Seconda cosa strana: quella roba appiccicosa era vagamente trasparente, e sembrava colla. Con un balzo, Ben uscì dall'autobus.

- Ragno Rosso! - gridò un uomo facendosi avanti da un vicolo e invitandolo ad avvicinarsi - Proprio l'uomo che stavo cercando. - aggiunse. Indossava un assurdo costume verde scuro con cartucce ai polsi e nella cintura e si era tolto la maschera da Kennedy.

- Trapster?!? - fu il solo commento di Ben Reilly.


To be continued...


Ve lo state chiedendo, vero? Chi è l'assassino del porto? Quali sono i suoi scopi? Che ci fa Trapster a San Francisco? Che cosa vuole dal Ragno Rosso? Volete che vi dica tutto ora e ci risparmiamo un altro ciclo di storie? Naaaaaaah...


Vale AlbaDiggi